Le interviste surreali
di Ivan lo Stupido
Buongiorno Samuel,
il tuo libro “Solstizio d'inferno”
è disponibile come e-book da un paio di mesi e in versione cartacea
da tre settimane. Da uno a dieci, quanto sei pentito di esserti fatto
convincere alla pubblicazione?
Samuel: Zero.
Ivan: Pertanto, posso pensare che presto
concederai un altro rimanzo alla G&V per la stampa?
Samuel: Non vedo la conseguenza logica.
Ivan: Mi spiego meglio: se pubblicare un
libro ti è piaciuto, perché non ripetere l'esperienza?
Samuel: Perché la prima è stata tanto
coinvolgente da non volerla infangare con la seconda... E poi, per il
momento mi voglio godere questa.
Ivan: Qualche giorno fa ti ho rigirato le
lettere di apprezzamento spedite dai primi lettori. Per il futuro,
hai intenzione di rispondere personalmente, o dovrò continuare a
farlo io?
Samuel: La seconda che hai detto.
Ivan: E se, camminando solo e triste lungo
una spiaggia martoriata dal mare in tempesta (l'immagine da “primo
romanticismo” è così struggente!), vedessi su una panchina un
gruppo di ragazzi che leggono il tuo libro, cosa ti verrebbe in mente
di fare?
Samuel: Chiamarti.
Ivan: Sai che le regole del commercio
prevederebbero di fermarti alle loro spalle, estrarre il cellulare,
comporre il mio numero e proferire con voce alta e roboante, come se
fossi su un treno in galleria, “pronto? Sono Samuel Jordan!”?
Samuel: Sì, lo so. Mi è capitato di assistere
a una scena del genere.
Ivan: Allora remi contro coscientemente! Con
tuttoi quello che abbiamo fatto per rendere nota la tua opera, è
possibile che tu non sia disposto a fare neppure un piccolo
sacrificio?
Samuel: Quello di rendermi ridicolo? No Grazie.
Ivan: Non posso fare altro che complimentarmi
per la tua capacità di sintesi e darti appuntamento alla prossima
occasione.